Se ne sta lì davanti a me di spalle, ha la luna storta. “Io vado a fare un giro”, dico, “hai bisogno di qualcosa?” Nessuna risposta, e senza guardarmi si dirige verso la sua stanza tutta impettita e con gli occhi quasi chiusi per evitare i miei. E inciampa nel tappeto! Mi lancio per sorreggerla ma lei si scosta e urta la libreria: “Guerra e Pace”, già in precario equilibrio, cade a terra con un tonfo sordo. Non riesco a soffocare una risata. Apriti cielo! Entra in camera sua, chiude sbattendo la porta e sancisce così aperte le ostilità.
Mia sorella! Da quando mi ha invitata a passare un po’ di tempo insieme ogni giorno è una battaglia. All’inizio mi trattenevo, ma lei è insofferente nei miei confronti perché, nonostante l’invito, le dà fastidio avermi tra i piedi in casa sua, allora io divento cattiva e ribatto su tutto. Insomma, un tormento.
È stato così fin da bambine. Giocavamo insieme ma finiva sempre che litigavamo per storie di bambole e bambolotti e giù parole a non finire. Seguivano ore di bronci e mutismo. Poi la sera a letto, nella stessa camera, facevamo pace e il giorno dopo si ricominciava. Con l’adolescenza ci fu una tregua. Io ero ancora bambina quando lei dava già i primi baci e fumava sigarette di nascosto dai nostri genitori. Fu lei che mi instradò al vizio… veramente fui io a insistere in modo ossessivo fino a che una sera cedette e fumai la mia prima sigaretta, d’inverno davanti alla finestra spalancata per via dell’odore di fumo, un freddo cane! Ricordo che mi girò la testa. Ah, ma le liti non erano ancora finite. Lei studiava pianoforte e passava i pomeriggi a ripetere e ripetere sempre gli stessi pezzi o, peggio, le scale per allenare le dita. Nella camera accanto io friggevo. A pensarci ora mi viene da sorridere.
Intanto fuori si è fatto buio, accendo la lampada a stelo e una luce calda invade la stanza. Accanto allo stereo un CD attira la mia attenzione, lo inserisco nella fessura.
Il pianoforte è padrone della scena, la musica impregna l’aria e si espande in tutta la casa. Mi adagio in poltrona e mi godo la meraviglia quando lei entra nella stanza. Lascio che si sbilanci per prima, e lo fa: “CLAIR DE LUNE, DEBUSSY, dolce come il miele!”
Eccome, non lo sapevo?, penso, ma sto zitta. “Non sei poi uscita?”, dice.
“No, non ne avevo più voglia”. “Ho fatto il tè” e dopo aver appoggiato il vassoio con la bevanda fumante sul tavolino si siede nella poltrona davanti a me e mi sorride: “Un biscottino?”
Il cielo è limpido e la luna si è raddrizzata.
di Ester Tognola
Il racconto del giorno feriale (dagli autori della nostra scuola di scrittura SCRIVERE IL CORTO)
- Mio nonno
- La gara
- Il marionettista ovvero il Tredicesimo arcano circense
- Una tranquilla domenica di guerra
- Viola
- Il cavallino rampante
- Italia Germania 4-3
- Sansone & Dalila
- Il maestro del tè
- Lungo il fiume
- Flock
- I ragazzi down e il significato dell’arte
- 11 maggio 1999
- Al Sass de Stria
- Pasqua 1985
- Regalo di Natale
- I luoghi mai raggiunti da mio padre
- Luce ferma
- L’attore
- Un angelo caduto
- La scarpa
- Luna bianca (Mwezi)
- La vecchia tigre
- Ero lì
- La palla ovale
- Neve di febbraio
- Milano Marittima, 1959
- E la neve scendeva fitta
- Hanno ucciso l’uomo ragno
- Seconda stella a destra
- Il mio ragazzo di colore verde
- La prima cena
- Appuntamento con la felicità (ovvero i colori dell’amore)
- I muscoli del Capitano, parte seconda
- La prima stella
- Nuvole, 2050
- Nikolajevka (26 gennaio 1943)
- Un mondo senza colori
- Infinite strade
- Green card
- Finestre chiuse
- Nuvola Rossa
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