Il parcheggio dell‘ipermercato di Gallarate è pieno. Antonio aspetta che si liberi un posto, non ha fretta. La mattina si era svegliato presto, poco abituato a dormire solo. Seduto sul letto di lenzuola fradicie, aveva preso la pistola d’ordinanza dal comodino e spinto la canna in gola fino a farsi lacrimare gli occhi. Ripeteva quel gesto da giorni, senza decidersi. Sua moglie Anna lo aveva lasciato.
Antonio era una guardia giurata, lei commessa in un centro commerciale. Sì, a volte era stato violento, le aveva dato qualche spintone e lasciato lividi sulle braccia quando aveva dovuto ripeterle due volte la stessa cosa. In faccia, però, non l’aveva mai colpita. Ed era un merito, secondo lui.
In quei due mesi, in cui il tempo si era fermato a quel pomeriggio delle valigie riempite di corsa, della Punto scassata di quella stronza della sua amica Serena che aspettava in strada, Antonio aveva perso il lavoro e dieci chili di grasso arrotolati alla cintura. Aveva colmato il vuoto che sentiva dentro con dolore, rabbia e rancore, goccia dopo goccia.
Gli altoparlanti del parcheggio riempiono l’aria delle note di una canzone di Zucchero.
“Ridammi il sole
Che piove dentro me”
Antonio apre la portiera. Cammina lento verso l’ingresso principale. Anna esce e lui sussulta nel vederla vestita in quel modo. Tacchi alti e gonna corta, una camicetta che lascia intravedere il reggiseno nero. Lui non le avrebbe permesso di conciarsi così, da sgualdrina di periferia. Un uomo le si avvicina, indossa una stupida felpa azzurra con la scritta I Love New York sul davanti. La prende per la vita e la solleva. Antonio è a circa trenta metri da loro. Il bacio che si danno lo sconvolge più dei tacchi e delle gambe scoperte. Mano nella mano i due si dirigono alla loro auto. Antonio resta immobile. Li guarda, freddo come l’acciaio che impugna.
La musica continua, altre persone escono dal centro commerciale, con i carrelli pieni e il passo veloce.
“Ridammi il sole
Che avevo dentro me.”
Antonio appare improvviso di fronte ad Anna e al tizio che non conosce. E in quel fermo immagine che è stata la sua vita negli ultimi due mesi, preme Start.
Il primo colpo brucia il reggipetto nero, il secondo la felpa azzurra e tutto quello che c’è dietro. Uno stormo di tordi si alza in volo. Antonio punta la pistola sotto il mento, e questa volta non esita.
Zucchero non canta più. Dagli altoparlanti una voce femminile invita i clienti a visitare il reparto detersivi, cinquanta per cento di sconto su tutti i prodotti. In lontananza si odono le prime sirene.
Di Gian Paolo Zoni, illustrazione di Mauro Speri
Il racconto del giorno feriale (dagli autori della nostra scuola di scrittura SCRIVERE IL CORTO)
- Mio nonno
- La gara
- Il marionettista ovvero il Tredicesimo arcano circense
- Una tranquilla domenica di guerra
- Viola
- Il cavallino rampante
- Italia Germania 4-3
- Sansone & Dalila
- Il maestro del tè
- Lungo il fiume
- Flock
- I ragazzi down e il significato dell’arte
- 11 maggio 1999
- Al Sass de Stria
- Pasqua 1985
- Regalo di Natale
- I luoghi mai raggiunti da mio padre
- Luce ferma
- L’attore
- Un angelo caduto
- La scarpa
- Luna bianca (Mwezi)
- La vecchia tigre
- Ero lì
- La palla ovale
- Neve di febbraio
- Milano Marittima, 1959
- E la neve scendeva fitta
- Hanno ucciso l’uomo ragno
- Seconda stella a destra
- Il mio ragazzo di colore verde
- La prima cena
- Appuntamento con la felicità (ovvero i colori dell’amore)
- I muscoli del Capitano, parte seconda
- La prima stella
- Nuvole, 2050
- Nikolajevka (26 gennaio 1943)
- Un mondo senza colori
- Infinite strade
- Green card
- Finestre chiuse
- Nuvola Rossa
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