RUGBY E ROMANZO

RUGBY E ROMANZO

RUGBY E ROMANZO, connessioni

Amo il rugby, più di qualsiasi altro sport di squadra, per i valori che esprime. Siamo in tanti, tifosi per questi motivi. La maggior parte però del pubblico che segue gli eventi sportivi non lo conosce e ignora le regole. Non ve le spiegherò. Le accennerò solo per sostenere il paragone, utile al nostro romanzo.

Oggi c’è Francia-Italia, accendiamo il televisore. Notiamo che spesso i giocatori sono in una mischia, otto francesi che spingono da una parte e otto italiani dall’altra. Non c’è spettacolo. Che cosa succede la sotto? Lo sanno solo loro, i sedici giocatori coinvolti, e noi non capiamo.

Poi la palla ovale esce da quella mischia e, anche per chi non ci capisce niente e non sa le regole, inizia lo spettacolo, rugby champagne. Un giocatore prende la palla, evita due avversari, ma non ce la fa ad andare avanti da solo. La palla per regolamento deve essere passata indietro, e così c’è un compagno a sostenere l’azione. Se non c’è, l’azione finisce lì.

La stessa cosa per le pagine che stiamo scrivendo. Un personaggio porta avanti la narrazione, ma la meta è lontana e non ce la fa da solo. Ha bisogno di altri personaggi, di descrizioni, dialoghi. Le pagine in questo modo procedono, a volte rapide, altre faticose. Insieme, vogliono diventare romanzo.

E quella mischia dove non c’era spettacolo? Tutto è nato là sotto, la fonte del gioco. È la nostra idea, che vuole esprimersi. Se vogliamo giocare il gioco della vita, l’energia compressa nel nostro cuore e nella nostra mente deve trovare il modo per venir fuori. Altrimenti rimarrà là sotto, inespressa.

Ecco che la palla esce, è ovale, quando rimbalza sulle pagine bianche è imprevedibile. Come la vita. I fogli si riempiono di parole, e corrono veloci.

Continua il 3 agosto

Abramo Vane, giornalista e scrittore, insegna alla Scuola di Scittura delle Edizioni IL CAVEDIO. Ha pubblicato libri di narrativa, d’arte, di poesia.

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