COME UNA COMETA

COME UNA COMETA

Di Fabrizio Nigro

E alla fine quel giorno arrivò.

Anzi, quella sera arrivò. Dopo anni di sguardi, sorrisi, parole dette a metà, di desiderio vero, quel giorno arrivò. Pardon, quella sera.

Sarei dovuto passare a prenderla, ma non sapevo dove abitasse. Lei mi disse che delle luci bianche e rosa mi avrebbero indicato la via. Cazzo era vero.

Trasformatomi in re magio arrivai fin sotto casa sua. E lei era lì, ad aspettarmi in piedi, in tutta la sua bellezza. Salì in macchina assieme al suo profumo.

Ciao! – disse sorridendo.

Ciaaaaoo – balbettai in malo modo.

Sorrise di nuovo.

Durante la cena parlammo, parlammo un sacco. Ricordo che amava le passeggiate, i suoi cani, i suoi gatti, il rosso in ogni sua espressione, Parigi e l’alba sui suoi tetti, Caravaggio, Loutrec e le sue puttane, il cibo, quello buono, il vino che abbia da raccontare, il mare, i lego, i gesti spontanei, il cinema. Amava la verità. La sincerità. E io amavo ascoltarla. Le raccontai di me, della mia confusione.

Dopo cena mi invitò a salire da lei per un drink. Naturalmente accettai, ma le gambe iniziarono a tremarmi. Seduti sul divano, continuammo a bere e parlare, finché si fece tardi. Mi alzai per andarmene. Mi accompagnò alla porta.

Allora ciao… – sospirò.

Le presi il viso tra le mani e la baciai. Un bacio lungo mille anni. Un bacio caldo e morbido, che sapeva di casa.

Così finisce che facciamo l’amore – le dissi.

Fu lei a baciarmi questa volta.

Ci trascinammo in camera. Eravamo così eccitati che neanche una guerra mondiale avrebbe potuto fermarci. I vestiti volarono per tutta la stanza. Le nostre bocche non si staccavano più, le nostre mani perlustravano ogni centimetro dei nostri corpi ansimanti che aspettavano solo di unirsi. E… E invece niente. Niente, kaput, nisba…

Il mio migliore amico mi stava tradendo. La guerra era scoppiata e io stavo soccombendo.

Nonostante i generosi tentativi da parte degli alleati di risolvere la battaglia, il vigliacco continuava a guardare in basso. Rassegnati, continuammo a scambiarci qualche bacio e qualche carezza sotto le coperte, inveendo entrambi contro il franco tiratore.

Poi, nel silenzio delle macerie, mi rivestii. In silenzio mi accompagnò alla porta per la seconda volta.

Magari ci riproviamo… – dissi.

Certo… – rispose non riuscendo a trattenere una lacrima colma di delusione.

Chiuse la porta.

Arrivato in strada vidi le lucine di Natale che mi avevano guidato fino a lei spegnersi a una a una, lentamente, come la coda di una cometa che si allontana.

Salii in macchina certo di non rivederla mai più.

Fabrizio Nigro nasce a Firenze nel 1976. Laureato in Storia del Teatro e dello Spettacolo, dopo una prima esperienza come regista e videomaker, si occupa di organizzazione e promozione di eventi, concerti, spettacoli e progetti culturali.

Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) RACCONTI D’AMORE ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)

IL CAVEDIO associazione culturale e sportiva dilettantistica APS ———————————————– segreteria1997@ilcavedio.org

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