L’amico si ferma, riflette,
non teme il vento e la notte,
ma teme la solitudine,
e del poco che ha da dividere,
apre la mano e lo disperde.
Dal mare davanti s’inarcano onde,
le ho viste cadere a pochi passi da lui,
lacrime scendono sulle guance incavate,
gocce luminose sulla superficie del mare,
e caro amico che cosa sei?
Ora che la durezza del tuo cuore non le ha trattenute,
ora che le sue mani si stringono ad altre mani
e non sono le tue.
Il bicchiere riempito già troppe volte
non reca sollievo ma pensieri di morte
l’ultimo sorso ha spianato la via
tolto infine il dissenso alla follia.
I piedi si avvicinano alla schiuma rabbiosa
son quelli di chi non ha più niente da offrire,
e tra le nubi la luna curiosa
lascia lo sguardo vagare nel chiaro,
così da notare solo un bicchiere,
dove prima stava l’amico mio caro.
Di Mauro Speri
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