LE DESCRIZIONI, quando ci si prende gusto
So che avete letto libri, alcuni ne hanno letti parecchi, e so che siete rimasti incantati da certe descrizioni. E adesso mi chiedete come posso io? Scrivendo i racconti sui quali abbiamo mosso le prime esperienze di scrittura, e che anzi consiglio come terreno di partenza, non abbiamo trascurato niente, e la cosa più importante che abbiamo fatto è stata quella di mirare al sodo, all’essenziale. Se abbiamo fatto bene questo percorso ci troveremo fra le mani un tesoretto, una piccola lampada magica. Aprendola uscirà un genio che esaudirà i nostri desideri. Dall’essenziale tiriamo fuori tutto, anche il romanzo che sogniamo di scrivere. Lavoreremo dieci cento volte di più, ma la fatica diventa un piacere, e non la sentiamo nemmeno. A chi è veramente interessato alla scrittura chiedo un impegno fin dall’inizio, per essere poi travolti dalla passione. Quello che può servire in un corso di scrittura è l’esperienza che si riesce a trasmettere, ed è soprattutto l’energia che riusciamo a muovere, insieme.
Veniamo alle descrizioni. Ho scritto un raccontino di trenta righe nel quale la protagonista è una ragazza dai capelli verdi. Ho inventato questo personaggio perché mi serviva per sostenere una certa mia idea. Adesso ne voglio fare un racconto lungo, sviluppare la storia e approfondire l’idea. La ragazza l’avevo descritta con i capelli verdi, un piercing al labbro, una ferita all’addome, e così in qualche modo l’avevo caratterizzata. Adesso la vorrei descrivere meglio. È una ragazza minuta, è cicciotta, o è alta e snella? Preferisco alta, come un’indossatrice. Perché si è conciata in questo modo, invece di fare l’indossatrice? Un tempo questo era il suo lavoro, e la mia scelta apre una finestrella dietro la quale scrivere almeno venti pagine, su tutte quelle sfilate. Ha un corpo esile, è magra, però è una ragazza forte, e in qualche modo devo descrivere la sua forza, che non è fisica, ma di carattere. Ha sofferto, viene da un paese dove c’è stata la guerra, ecco altre finestrelle che si aprono. E le sue mani? Non sono le mani di una ragazza, ma di una donna che ha fatto lavori duri, forse ha imbracciato un fucile. Capite, a ogni considerazione si apre una finestrella. Come continuo? Descrivo gli occhi, lo sguardo triste perso nel vuoto. E si apre un portone. Notate tutte quelle pagine che si presentano e s’intrecciano fra di loro? Dove l’ho vista la prima volta, la ragazza dai capelli verdi? Alla stazione, con alcuni amici. Chi sono, da dove vengono, come sono vestiti? E i loro sguardi? I modi di fare. Come si esprimono? E perché ritrovarsi in una stazione? Quell’ambiente così cupo (descrizione), ma anche quei ragazzi sono cupi (parallelismo). I treni passano e se ne vanno, e uno porterà via la ragazza dai capelli verdi. Vi siete annoiati? Immagino di sì. A me è invece venuta la voglia di scrivere un romanzo. Ho già il titolo.
Attenzione. Le descrizioni non servono per passare dal racconto lungo al romanzo. Forse all’inizio le abbiamo pensate con questo scopo, ma presto ci siamo accorti che sono parte della struttura, la parte migliore dell’opera. Ora davvero la nostra storia è completa, e solida. E un’altra particolarità. Abbiamo sollecitato la fantasia, maturato lo stile, scavato dentro di noi.
Poi so che volete il mio intervento. Dopo aver ripetuto un sacco di volte le stesse cose mi chiedete ancora la tecnica, quando vi ho detto in modo chiaro che sarà il metodo, il vostro metodo personale, a risolvere ogni problema e a portarvi a un risultato concreto, di buon livello. Se intervengo in un certo modo sui vostri racconti quasi tutti siete contenti, se supero un pochino il confine, se entro cioè con qualche mio esempio di sviluppo sulle vostre idee, incominciate a dividervi in due. Chi ne è contento, così si trova la pappa pronta, e chi ha fastidio per l’intrusione. Siamo chiari! Quello che voglio è solo portare la mia esperienza. Punto. Di più nemmeno posso. Fatemi avere la vostra ragazza dai capelli rossi.Così non parliamo a vuoto e lavoriamo sul concreto. Questo è un corso pratico. Ed è chiaro che se volete scrivere un romanzo, lo scriverete voi.
continua il 23 marzo
Abramo Vane, giornalista e scrittore, insegna alla Scuola di Scittura delle Edizioni IL CAVEDIO. Ha pubblicato libri di narrativa, d’arte, di poesia.
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