Di Gianmarco Pellattiero
Oblast di Kharkiv. Un colpo di obice colpisce una jeep con a bordo quattro giovani militari ucraini. Il caporale Artur è a terra, stordito dalla deflagrazione ma incolume. La scena che si presenta davanti ai soccorritori è drammatica: tre vittime e l’inizio di un incubo per le rispettive famiglie.
Inerme su un lettino il sopravvissuto fissa il vuoto. Vicino a lui un altro soldato geme di dolore, il giorno precedente ha subito l’amputazione di una gamba. Roman, Taras, Victor, come un mantra Artur ripete dentro di sé i nomi dei compagni deceduti. Roman, Taras, Victor, nella sua testa esiste un solo e paranoico pensiero: la vendetta.
È ormai notte, dopo avere recuperato la carabina il caporale si mette in marcia verso il fronte. Roman, Taras, Victor, il frastuono dei nomi è più assordante delle bombe. Il terreno è umido, le scarpe affondano. Nonostante le difficoltà arriva in prossimità della linea nemica. Gli ultimi cento metri sono i più pericolosi. Compie un’azione di aggiramento, striscia come un serpente e si muove come un felino. Roman, Taras, Victor. È la resa dei conti.
Artur è immobile, osserva il militare di guardia in prossimità dell’obice.
Ancora pochi metri. Paura. Rabbia. Follia.
La canna della carabina preme sulla guancia del soldato russo, il caporale desidera guardarlo negli occhi prima di eseguire la sentenza. Una cicatrice sullo zigomo attira la sua attenzione. Un’espressione di stupore ne illumina il viso.
Un brivido sconvolge i due uomini.
Boris?
Artur?
Il silenzio bombarda i loro cuori.
Stessa scuola. Stessa classe. L’adolescenza sconvolta dalla forza dell’attrazione. Timidi baci conservati fra i ricordi più intimi. Poi la separazione a causa del trasloco, a Donetsk, deciso dai genitori di Boris, capolinea di un legame spesso soffocato dalla vergogna.
Una lacrima compare sul viso di Artur; due, cinque, dieci… testimoniano la bellezza e l’immortalità della loro storia di amore, fatta di sussurri e parole non dette.
Le armi scivolano al suolo. I corpi si incontrano, si attraggono, si esplorano.
Una voce ostile interrompe l’idillio, un soldato russo punta il kalashnikov contro di loro. Uno sguardo di intesa è sufficiente, come sui banchi di scuola. Boris e Artur escono dalla trincea, mano nella mano, noncuranti del pericolo.
Un colpo di avvertimento risuona nell’aria. Minacce. Insulti.
Il dito pronto sul grilletto.
Un boato. L’artiglieria pesante ucraina colpisce l’obice.
Fuoco. Devastazione. Morte. Due anime si allontanano felici. È l’alba di un nuovo giorno.
Gianmarco Pellattiero vive a Malnate. Nel suo repertorio sono presenti numerosi racconti brevi, poesie, monologhi teatrali e alcuni romanzi, tra cui “E mi ritrovai a Malnate” del 2021 e “Cloe e l’enneagramma d’0ro” del 2022.
Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) RACCONTI DI GUERRA E PACE ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)
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