Il presente microracconto è un tributo a una delle coppie più controverse e mai ufficializzate dall’autrice all’interno del Fandom potteriano: lasciando correre la fantasia a briglia sciolta, Draco Malfoy suona in memoria del suo amore, Hermione Granger, perduta a causa dell’inesorabile. A causa dell’Oscuro Signore.
Di Jessica Tommasi
Sollevò il mento, la cinerea luce ne investì il viso quando dense ombre marcarono i lineamenti del giovane, consunto dal dispiacere.
La tramontana ne sferzò gli zigomi affilati come pugnali, ululò tra i merli del mastio, scompigliò le vesti del pianista. Questi sfiorava con trasporto lo strumento d’ebano: ogni gesto, ogni postura eseguita con plateale austerità.
Per un istante pensò di essere perduto e vacillò, poi però gli sembrò di percepire quell’odore, quell’effluvio di pino. Il ricordo era nitido, un indelebile affresco nel flusso della memoria.
Lame di luce gli offuscavano lo sguardo, colori caleidoscopici giocavano creando riflessi sui propri capelli biondissimi. Ciononostante…
Lei era lì, e ciò era sufficiente.
Lei era lì, avvinghiata a lui sopra una trapunta di aghi secchi. Per Merlino se pungevano la schiena, ma lei era di nuovo lì, con lui, e ciò rappresentava più di quanto avrebbe mai potuto desiderare. Sussurrò qualcosa all’orecchio, quindi baciò le labbra di lei.
Teneri petali vermigli, vellutata materia dei sogni.
«E se dovessi spiccare il volo? Se dovessi raggiungere le stelle, lassù, e unirmi a esse per vegliare su di te?»
La voce riecheggiò carica di turbamento, le braccia risvegliate da un tremito, i riccioli bruni scossi da un Oscuro Presagio. Eppure ebbe la determinazione di stringerlo a sé, annegando nel pregnante profumo di colonia e di verdi mele appena colte.
In quell’algida atmosfera ove tutto è destinato a concludersi o forse a rinascere, v’erano i loro cuori a sancire un ritmo differente: vivace, andante, poi largo e presto.
Battiti che si incespicavano in sinusoidi (im)perfette. «Ti accompagnerei senz’altro. Continuerei a comporre sinfonie che portino il tuo nome. Nel perpetuo perpetrarsi.» Un gufo bubolò in lontananza.
Dischiuse gli occhi, rivelando due abbacinanti acquitrini azzurri, ed ebbe la fugace visuale delle dita in movimento, degli arti in preda alla trascinante passione che nutriva per il pianoforte.
Era come estraniato dal mondo, distaccato dalla mesta, caduca dimensione terrena.
Scrutò gli astri rifulgere nell’incommensurabile volta celeste, al cui confronto ognuno non è che un chicco di miglio, rivolgendo loro una preghiera muta.
Ardono ora le lacrime, tizzoni ardenti, con l’ennesimo cingere d’arti che doni all’atmosfera, l’ennesimo sospiro che vira nel tacito nulla di parole trattenute a stento.
(Soprav)vivi nell’infimo spazio a cui altri ti hanno designato.
La solitudine sarà l’unica ad attenderti, senza sconti di sorta. E in ogni momento una stilla di cadmio liquido lorderà il tuo cuore, reso di fuliggine, goccia dopo goccia.
Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) RACCONTI D’AMORE ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)
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