Ci sono arrivato in ritardo, è vero, ma alla fine anch’io ho capito perché nel mondo esistono bambini che nascono cerebrolesi o con handicap fisici e mentali, bambini che muoiono di fame, bambini senza un futuro se non di morire in mare, e tutti si pongono queste domande e se ne vanno con una scrollata di spalle, e poi tornano e si danno da fare affinché queste cose non succedano più, e invece accadono lo stesso, e alcuni sanno il motivo e lo spiegano, ma nessuno li segue, perché un conto è dirle o ascoltarle le cose, e un altro è comprenderle… E io quel giorno mi fermai in un paesino medioevale in Liguria, che prima era trascurato, anzi abbandonato dai nativi, ma poi erano arrivati dei gruppi di americani e di tedeschi, e che fossero ricchi lo si capiva da una profonda tristezza che raggiungeva il bianco degli occhi e lo colorava di grigio, e avevano aperto lì le loro botteghe d’arte, e così quel paesino dimenticato era divenuto un ritrovo particolare… e tutto era ben curato, in ordine, e si capiva che quelle opere di pittura, di scultura e di designer erano nate da una ricerca e da un gusto raffinato, e io guardavo in faccia quelle persone che avevano portato tante belle proposte, e i loro sguardi erano lame di rasoio e tagliavano di netto, esprimevano il desiderio di essere selettivi, di escludere chi non era al loro livello… e su questo discorso dell’arte avevo le idee confuse, e senza un motivo, davanti a una gallerista che tentava un sorriso cordiale senza riuscirci, pensai alle persone che soffrono, agli infelici, e poi fu inevitabile per me il pensiero sull’infinito, ed era un po’ che lo avevo maturato e mi stava sempre davanti come uno specchio, e quel pensiero era che tutta l’umanità è contenuta in un respiro, e i millenni dell’uomo sulla terra sono solo un respiro rispetto a quello che già esisteva prima e a quello che sarebbe esistito dopo, e in quel respiro c’eravamo dentro tutti, gli Omero e i Dante Alighieri e i Picasso, e ciascuno di noi. Un respiro però è solo un respiro, è parte di qualcosa di più grande, non esiste da solo… e non so per quale associazione di idee mi venne in mente quel ragazzo down figlio dei miei vicini di casa, lui tutte le mattine per un’ora di fila pianta chiodi nel parquet della sua cameretta con il martello del papà falegname e mi dà la sveglia come fosse il canto del gallo, e questo mio pensiero non era arrivato per caso, era un’intuizione, e così intesi quello che tanti avevano cercato di spiegarmi, e cioè che in quei ragazzi c’è l’anima di ciò che c’era prima e di ciò che ci sarà dopo. Un giorno, di tutto lo scrivere, il dipingere, il costruire non rimarrà nulla, l’arte sparirà e di essa rimarrà solo l’essenza, lo spirito, quello che il vero artista coglie, e che tutti noi vediamo in ognuno di quei ragazzi, quando piantano chiodi sulla nostra pigra coscienza e poi, in strada, ci salutano con semplici sorrisi.
di Abramo Vane . Disegno stile De Chirico
Il racconto del giorno feriale (dagli autori della nostra scuola di scrittura SCRIVERE IL CORTO)
- Mio nonno
- La gara
- Il marionettista ovvero il Tredicesimo arcano circense
- Una tranquilla domenica di guerra
- Viola
- Il cavallino rampante
- Italia Germania 4-3
- Sansone & Dalila
- Il maestro del tè
- Lungo il fiume
- Flock
- I ragazzi down e il significato dell’arte
- 11 maggio 1999
- Al Sass de Stria
- Pasqua 1985
- Regalo di Natale
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