C’È UN ALBERO PIANTATO

C’È UN ALBERO PIANTATO

di Alice Mantegazza

C’è un albero piantato nel giardino di casa mia.

Alto, rigoglioso, maestoso.

Questa è la prima immagine che mi viene in mente ripensando alla mia infanzia, quell’albero che mi ha sempre regalato avventure.

Sdraiata sotto le sue fronde verdeggianti mi sentivo immersa in una foresta, o arrampicandomi sui suoi rami diventavo un pirata di vedetta.

Quell’albero è stato a lungo il mio compagno di giochi preferito.

Poi, crescendo, ho sostituito i giochi con lo studio e anche in questo quell’albero mi ha accompagnata, donandomi la sua ombra come rifugio dove trovavo maggior concentrazione. Infine è venuto per me il tempo iniziare la mia avventura nel mondo.

Mi sono ritrovata in una grande città, io ragazza di paese.

Tutto mi è apparso subito troppo.

Troppo grande, troppo rumoroso, troppo pieno di gente, di palazzi, di strade, auto.

Solo gli alberi non mi sono sembrati mai troppi.

Anche ora quando sento la mancanza di casa o il senso di infinita piccolezza mi assale, allora trovo un momento per uscire e rifugiarmi sotto un albero.

Ne ho bisogno come dell’aria che si respira.

Basta toccare il fusto di una pianta per farmi ritrovare la pace. Mi piace sentirne la rugosità della corteccia, ammirarne il colore di foglie o fiori, cercare tra le fronde qualche frutto, annusare l’aria per coglierne l’essenza.

E così è scoccato l’amore: un giorno di inizio autunno mi sono ritrovata inebriata da un dolce profumo, qualcosa di simile alla pesca.

Intorno a me, sotto il cielo grigio e una lieve pioggia, solo alberi incendiati dai caldi colori autunnali e qualcuno ancora con le sue foglie verdi.

Annusavo il cielo come se avessi fame d’aria, volevo capire da dove arrivasse una fragranza tanto intensa e inebriante. Eccolo lì: un piccolo arbusto con le foglie verdi e dei piccoli fiori riuniti a grappoli.

Piccoli sì, ma che delizia per le mie narici!

Da allora ogni autunno mi piace giocare alla caccia all’Osmanto, questo il nome del mio amato albero. Ovunque mi trovi, giro col naso intento a captare quel delizioso profumo capace di strapparmi un sorriso nonostante l’aria grigia e infreddolita dei primi freddi di stagione.

E mentre gioco mi domando se questo mio amore per le piante dipenda dal fatto che deriviamo entrambe da un piccolo seme. O possa essere il preannuncio per la mia reincarnazione in una pianta.

Se ci credessi davvero, non mi dispiacerebbe svettare col mio fusto verso l’alto del cielo e con le mie fronde sovrastare i tetti delle case e le persone che passeggiano.

Ah…

A meno che non mi tocchi reincarnarmi in un bonsai. Senza nulla togliere al bonsai, sia chiaro.

Alice Mantegazza è nata nel 1976 a Saronno dove vive e lavora come insegnante di scuola d’infanzia. Le piace inventare storie, soprattutto quelle da raccontare ai suoi piccoli alunni. (Presente in antologia anche con vignetta).

Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) ALBERI DAL MONDO ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)

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