di Agnese Ilaria Telloni

C’era una volta una margherita, in un grande prato verde. Era spuntata un giorno di primavera, di mattina presto, dopo uno scroscio improvviso.

Le era capitato di nascere sul bordo di un campo di calcio di provincia. In quel prato si sentiva una delle tante, e mai nessuno che si accorgesse di lei. Se non ci fosse stata, di sicuro non avrebbe fatto differenza.

Lì ogni domenica tante scarpette colorate le passavano vicino. Quando arrivavano veloci, con tutta la loro foga, facevano tremare la sua corolla, e ogni volta pregava di non essere travolta. Sentiva un rumore sordo quando colpivano il pallone o si scontravano fra loro. Le grida che riempivano l’aria le mettevano paura, ma erano sempre meglio del silenzio che la avvolgeva negli altri giorni della settimana. Di domenica non pensava e tra tutti quei colori, quelle urla, quell’energia, la vita le sembrava dolce.

Un giorno qualsiasi se ne stava assopita sotto il sole tiepido, quando sentì dei passi leggeri. Due scarpe bianche, anzi, quattro.

Non correvano, non facevano rumore. Il loro incedere sembrava una danza.

Si muovevano lente e in certi momenti si fermavano, vicine vicine, a far cosa non riusciva a vederlo. Due di quelle scarpe a volte, di fronte alle altre, si alzavano sulle punte.

Non calciavano un pallone. Non c’erano grida, non c’erano tonfi, né boati.

Solo quelle quattro scarpe, intrecciate a due a due.

Solo dei sussurri lievi e ogni tanto, così le pareva di sentire, il fruscio di una carezza.

A un certo punto accadde una cosa inaspettata: quelle scarpe le si avvicinarono, vide un ginocchio a terra e una mano che piano piano si accostava a lei. Quella mano le sfiorò lo stelo. Ebbe un brivido, la colse il terrore di essere strappata via. Pensò al prato, ai suoi giorni tutti uguali e in un attimo se ne innamorò. Le piombò addosso come un pugno l’indifferenza del piccolo mondo che abitava, e ne provò dolore.

Poi udì una voce che diceva: “Questa è per te, ma la lasciamo qui, la lasciamo vivere”.

Un’altra voce, soave e calda come la luna nelle notti d’estate, rispose: “È nostra, ricordatela, torneremo a vederla”.

Quel giorno la margherita scoprì di essere felice.

Non era più una delle tante. Era lei, proprio lei il fiore vivo che le quattro scarpe bianche avevano scelto. Era felice che quei passi attenti, grati di ogni raggio di sole e di ogni alito di vento che potevano condividere, si fossero accorti di lei. Sarebbero tornati, era certa.

Da quel giorno, ogni giorno li aspetta, coi suoi petali bianchi, inebriati di luce, finalmente fieri della propria preziosissima unicità.

Agnese Ilaria Telloni, ricercatrice in Didattica della Matematica, è sempre in bilico fra la fascinazione della matematica e la passione per la letteratura. Ha pubblicato articoli e saggi di ricerca scientifica. Nel 2011 ha vinto il premio L’Oreal Italia “Per le Donne e la Scienza”.

Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) RACCONTI D’AMORE ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)

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