Di Massimiliano Falavigna

Di nuovo questa farsa. Di nuovo qui, in compagnia dello zerbino rosso welcome e del campanello retroilluminato azzurro. Il tuo nome in corsivo. Il dito sospeso interdetto lo indica, prossimo a innescare un tentativo o a battere in ritirata.

Nella mia testa confronto il punteggio: scorrettezze, ragioni, punti di vista. Ogni volta mi sembra di essere in vantaggio, ogni volta ribalti il risultato. Per il momento chiamiamola “sostanziale parità”.

Già ti sento, non sei d’accordo.

Rieccomi qui, sul pianerottolo, a fissare il pacco Amazon sull’uscio del vicino, chiedendomi cosa contenga. Lo so, sto divagando. L’ingrato compito mi attende.

Oltre la porta, ti immagino impegnata negli stessi calcoli, riesumando questioni sepolte. Hai versato qualche lacrima anche tu, l’ultima volta. Qualcosa vorrà pur dire, altrimenti non sarei qui. Cosa se ne farà il tuo vicino di un pelapatate elettrico? L’etichetta inappropriata, sai… Che ne è della privacy? La pigrizia del nostro tempo sarà la nostra estinzione, l’ho sempre detto.

Certo, certo, divago apposta, sì, per rimandare il consueto cedimento. Dovrei già essere in strada in cerca di fortuna, ma è qui che mi materializzo sempre. È la massa di ricordi comuni che ci trasciniamo appresso a tenerci ancorati l’uno all’altra. È quando mi hai insegnato ad andare sullo snowboard e le botte che ho preso per farti felice. È la volta che ti ho fatta ridere con quella battuta sui cervi, così tanto che a momenti soffocavi. È il nostro primo concerto insieme, e tutti gli altri che sono seguiti. Le nostre serate, le nostre giornate, le pizze la domenica sera. I giri all’Ikea a sprecare pomeriggi nella ressa. La nostra banale normalità che ogni tanto inciampa nelle insormontabili questioni di principio.

La desolante ciclicità delle scuse impone l’eterno ritorno allo zerbino rosso welcome.

No, non è quello. Sono la tua assenza e il tuo vuoto ereditario a strozzarmi ogni singola volta.

Il tuo vicino ritira il pacco e mi guarda come per dire “fatti forza, amico mio”. Solidarietà maschile imperitura, l’unione che fa la forza.

Il dito avanza. Il mondo riparte. Il gallo ha cantato tre volte. L’auto-tradimento di quando ho detto “mai più” si rinnova. La luce del campanello ha un calo di tensione, dividendo la corrente col suono. Mèndico tempi di pace su uno zerbino rosso welcome, ecco tutto. Io e l’oggetto su cui poggiano le mie scarpe siamo accomunati nello spirito. E di nuovo incorriamo in questa farsa, che il vento fresco perdono stempera.

Nemmeno stavolta, era niente di serio.

E il tuo pianto conciliante ci è testimone.

Massimiliano Falavigna è nato nel 1985 a Isola della Scala, in provincia di Verona, dove tuttora vive. Laureato in lettere, è oggi un produttore di riso con il proprio marchio e al contempo coltiva la passione per la scrittura.

Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) RACCONTI D’AMORE ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)

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