di Michele Massa

Bari, 8 dicembre 1965.

Avevo dormito poco. Non vedevo l’ora di preparare il presepe, regalatomi da zio Gino qualche mese prima, per il mio decimo compleanno. Era monumentale, in legno e sughero. Per allestirlo, io e mio padre impiegammo tutta la mattinata. Alla fine, il risultato fu sorprendente. Non restava che aspettare i parenti e gli amici che sarebbero venuti a vederlo.

La prima visita, già programmata, per me sarebbe stata la più importante: nel pomeriggio sarebbe venuta Patrizia, la mia compagna di banco, con sua madre. Tutta la classe m’invidiava perché ero seduto accanto a lei: la più bella della scuola. Ne ero innamorato, ma per lei ero soltanto uno dei suoi spasimanti.

Patrizia arrivò puntuale alle cinque, con sua madre e una maestosa torta al cioccolato. Ma le mie attenzioni erano soltanto per lei. Mi piacevano i suoi capelli lunghi e biondi, gli occhi di un celeste chiaro e quel neo su uno zigomo. Col maglioncino rosa con le perline, e gli orecchini a cuoricino, era semplicemente bellissima. Io, invece, ero semplicemente incantato. Le nostre mamme cominciarono a chiacchierare. Patrizia e io, da subito annoiati, andammo a giocare nella mia cameretta. Con lei il tempo volava. La ingolosii con una spremuta d’arancia fatta da me e qualche biscottino natalizio fatto da mia madre. Lei era felice. Anch’io ero felice. Ma volevo fare di più. Mi feci coraggio, la presi per mano e l’accompagnai al presepe. L’idea le piacque: sembrava incuriosita e piacevolmente sorpresa. Cercai di darmi un tono da professore e m’improvvisai esperto di presepi napoletani, pur non sapendone niente. Ma proprio niente. Patrizia era incantata dalle mie parole. E io parlavo, parlavo, parlavo…

Sul più bello, accorse sua madre: dovevano andare via. Patrizia batté i piedi a terra perché voleva restare. Sua madre, insensibile alle suppliche, andò nell’ingresso a prenderle il cappotto. Io mi rattristai. Una lacrimuccia scivolò sull’incantevole viso di Patrizia. Lei mi guardò, si sollevò sulla punta dei piedi e mi diede un bacio su una guancia.

Divenni rosso come un pomodoro. Tremavo. Ce l’avevo fatta: eravamo fidanzati! Avrei voluto saltare di gioia, abbracciarla, regalarle l’album con le figurine dei calciatori. Sul momento, come promessa di matrimonio, le donai una pecorella del presepe: la più bella di tutte. Mi aspettavo un altro bacio.

Lei la prese e se la rigirò tra le dita. «Grazie, che carina… la regalerò a Remigio. Ѐ il più bravo della classe e mi fa pure i compiti a casa!» Fine del fidanzamento. Ma, forse, di essere stata la mia fidanzata non l’aveva mai saputo.

Michele Massa è nato a Bari il 30 agosto 1955. Bancario in pensione, vive a Bologna. Oltre mille interventi sulla principale stampa italiana. Di recente ha pubblicato con Apollo Edizioni, Il Cuscino di Stelle, Historica, Temperino rosso (in stampa).

Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) RACCONTI D’AMORE ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)

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