di Roberto Filippini

La nostra valle è nascosta tra montagne incredibili per bellezza, un luogo sereno dove i fiumi intrecciano i loro percorsi e gli abitanti condividono segreti.

Alfio fu l’unico a combattere nel primo conflitto mondiale, e per la nostra piccola comunità la guerra era tutta nei suoi racconti. Ma gli uomini che gestiscono il potere non amano la pace e così alla prima seguì una seconda guerra, con bombardamenti sulle città e sui civili. Ogni luogo, anche il più isolato, fu in pericolo.

Un giorno, nell’aria frizzante che annunciava la primavera, il rombo sordo di aerei distanti spezzò la quiete. Il cielo, abituato alle danze di falchi e poiane, si macchiò di scie sinistre. “Sono solo di passaggio” disse Alfio, con la sua faccia triste che era l’immagine della sofferenza patita in guerra.

Aveva ragione, erano di passaggio. Un aereo però, come un uccello predatore, lasciò cadere una bomba. La chiesa, simbolo della nostra comunità, le case adiacenti e il parco dove giocavano i bambini, si trasformarono in labirinti di polvere e disperazione. Il cielo si coprì di cenere.

Tra le macerie, una giovane donna, Giulia, cercava il figlioletto. “Luigino! Luigino!” La sua voce fu una lama di dolore in tutta la valle.

I giorni passarono e divennero memoria. Il corpicino di Luigino giace ora in una piccola tomba, accanto ad altre di soldati morti al fronte.

Il paese ha ripreso la vita semplice di tutti i giorni, fatta di lavoro, sacrificio e gioie inaspettate.

Giulia vive nel ricordo, dentro di sé forse non aspetta altro di morire e raggiungere Luigino in cielo.

Il suo amore di madre oltraggiato dalla guerra è per tutti noi una ferita, una storia vera che non dà pace. Ognuno la tiene nascosta in sé, in un segreto condiviso.

Roberto Filippini, ingegnere meccanico, di norma scrive rapporti di carattere tecnico-industriale. Sportivo, pratica il kite surf sul lago di Como. Prima o poi ne scriverà un racconto

Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) SEZIONE RACCONTI DI GUERRA E DI PACE ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)

IL CAVEDIO associazione culturale e sportiva dilettantistica APS ———————————————– segreteria1997@ilcavedio.org

di Roberto Filippini

La nostra classe, la terza D del Liceo di Saronno, era divisa in due quartieri, a destra quello delle ragazze e a sinistra i maschi. Angela era in prima fila vicino alla porta e quando si voltava verso di me, che stavo in fondo dall’altra parte, trovava sempre i miei occhi su di lei.

Un giorno il burbero insegnante di scienze la richiamò: “Signorina Angela ma lei ha il torcicollo?” Angela temette di essere stata scoperta e la sua sensibilità non resistette. Dalla mia postazione notai che si asciugava una lacrima.

Anch’io mi sentii offeso dal professore, e la vulnerabilità di Angela risvegliò qualcosa dentro di me, un coraggio che non sapevo di avere. La lacrima è una silenziosa confessione, un linguaggio che va oltre le parole.

Scrissi su un foglietto: “Al tramonto, al Parco della Pianeta” e glielo feci arrivare come si faceva nei compiti in classe da un banco all’altro. 

All’appuntamento giunsi mezz’ora prima e ripassai tutte le frasi che mi ero preparato, ma quando comparve in fondo alla stradina ero già senza parole.

Ci sedemmo su una panchina. Il sole non sapeva più come aiutarci con i suoi riflessi sugli alberi. Ogni respiro diventava un dialogo nascosto.

Angela era accanto a me, il calore della sua presenza come una promessa non ancora svelata. Le parole danzavano sulla punta della mia lingua, ma il timore di rompere un incantesimo mi tratteneva ancora. E poi accadde, finalmente. Dalla tasca della giacca presi lo smarphone e dissi: “Ti voglio far sentire una canzone che piaceva ai miei genitori quando erano giovani”.

Lei mi guardò, i suoi occhi lucidi riflettevano la luce del tramonto e dissolvevano i miei dubbi. “Il peso di tutto ciò che non diciamo è troppo da portare”, disse con una certa commozione che di nuovo le procurò una lacrima.

In quel momento compresi che il nostro silenzio non era una barriera, ma un desiderio che entrambi temevamo esplodesse distruggendo l’amore.

Due anni dopo ci iscrivemmo all’Università. Lei biologia, io ingegneria meccanica. L’anno scorso è nato Roberto, che noi chiamiamo Bobby.

Roberto Filippini, ingegnere meccanico, di norma scrive rapporti di carattere tecnico-industriale. Sportivo, pratica il wakesurf sul lago di Como. Prima o poi ne scriverà un racconto.

Selezione di racconti da XI Concorso “Il Corto letterario e l’illustrazione”, NARRATIVA (Scrivere il corto) RACCONTI D’AMORE ( Sezione dedicata a Maniglio Botti)

IL CAVEDIO associazione culturale e sportiva dilettantistica APS ———————————————– segreteria1997@ilcavedio.org