L’amico si ferma, riflette,

non teme il vento e la notte,

ma teme la solitudine,

e del poco che ha da dividere,

apre la mano e lo disperde.

Dal mare davanti s’inarcano onde,

le ho viste cadere a pochi passi da lui,

lacrime scendono sulle guance incavate,

gocce luminose sulla superficie del mare,

e caro amico che cosa sei?

Ora che la durezza del tuo cuore non le ha trattenute,

ora che le sue mani si stringono ad altre mani

e non sono le tue.

Il bicchiere riempito già troppe volte

non reca sollievo ma pensieri di morte

l’ultimo sorso ha spianato la via

tolto infine il dissenso alla follia.

I piedi si avvicinano alla schiuma rabbiosa

son quelli di chi non ha più niente da offrire,

e tra le nubi la luna curiosa

lascia lo sguardo vagare nel chiaro,

così da notare solo un bicchiere,

dove prima stava l’amico mio caro.

Di Mauro Speri

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A cura di Abramo Vane

Premessa

Ci siamo. Scriviamo questo benedetto romanzo. Ognuno il suo. Nel modo migliore. Una cosa importante è che abbiate letto il precedente “L’INFINITO SALVA TUTTI GLI SCRITTORI – Suggerimenti e idee in un corso di scrittura”. Per chi non l’avesse letto, ma anche per chi l’ha letto e riletto, riporto i concetti principali.

Se vogliamo impegnarci in una simile avventura, costruiamo una buona base e un metodo di lavoro.


SCRIVERE, un percorso di conoscenza

Scriviamo per conoscere. Conoscere gli altri, il mondo, ma innanzitutto noi stessi. Forse qualcuno pensa di scrivere per gli altri. Non è così. Pensate davvero che il mondo aspetti le nostre pagine? No di certo. La scrittura per chi scrive è un grande arricchimento, una strada privilegiata rispetto ad altri lavori. Miglioriamo, e conosciamo. Tutto il resto (la pubblicazione, il successo, ecc.) viene dopo. Ed è meno importante. E comunque, se non saremo noi forti, sicuri della nostra pagina, che cosa potremo dire agli altri?

Nella riscrittura, intervenendo su tutto ciò che può essere scritto meglio, si innesta un meccanismo di stimolo alla fantasia e a nuove creazioni, e tutto ciò fa parte di un percorso di conoscenza.

Abramo Vane, giornalista e scrittore, insegna alla Scuola di Scittura delle Edizioni IL CAVEDIO. Ha pubblicato libri di narrativa, d’arte, di poesia.

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Aveva sempre un cappello in testa, i pantaloni sciupati, le scarpe un poco sporche, sembrava uno come tanti, invece lui era l’uomo che scriveva nel vento, e io ero la sua ragazza, da quando avevo vent’anni ero la sua ragazza, e lui scriveva nel vento, scriveva per me, e io non sapevo leggere nel vento, avevo imparato a leggere i libri, e la mia libreria si ingrandiva ogni giorno, ma il mio ragazzo non scriveva libri, lui scriveva nel vento, e io lo amavo, era così dolce, e tenero, lo amavo per quello che era, e non so neanch’io il perché, a volte lo dimenticavo, e poi lo amavo ancora di più, lui scriveva e io non capivo, però lo amavo, lo amavo sempre, e sentivo che mi perdevo in lui, e volevo fuggire, e poi tornavo con il mio amore che era tutta me stessa… e un giorno nel bosco sentii le foglie tremare, mi voltai ed era il vento, e nel vento lessi le parole, le parole che il mio ragazzo aveva scritto per me, e quelle parole sembrava di sentirle dalla sua voce, e il giorno dopo ancora, e ogni giorno leggevo nel vento… e quando noi due passavamo per strada, o stavamo con gli amici, eravamo solo marito e moglie, eravamo una coppia, come tante, e c’era la casa da mandare avanti, i bambini da crescere, il lavoro e la vita di tutti i giorni… e lui però scriveva nel vento, e io leggevo, e il nostro amore era il vento, e il vento sgretolava le montagne, e correva sul mare e tra le rose, e lui diceva che tanti scrivono ma pochi sanno leggere, e io allora gli dicevo che invece tanti leggono nel vento e pochi sanno scrivervi, e scherzavamo ancora come quando eravamo ragazzi, il tempo non era passato, e per noi c’era sempre un alito, anche quando nessuno lo sentiva… e io so una cosa, che alla fine del mondo, di tutti quei libri, di tutte quelle librerie e biblioteche, rimarranno solo le parole scritte nel vento.

di Anna Bentivoglio, illustrazione di Renato Pegoraro

Il racconto del giorno feriale (dagli autori della nostra scuola di scrittura SCRIVERE IL CORTO)

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